martedì 21 maggio 2013

Fuori orario


Titolo originale: After Hours
Paese: USA
Anno: 1985
Regia: Martin Scorsese
Cast: Griffin Dunne, Rosanna Arquette
Genere: commedia nera, thriller


Quando senti pronunciare il nome di Martin Scorsese ti vengono subito in mente i suoi film, pensi a un taxista impazzito, un pugile iper-violento, gangsters incalliti e mafiosi senza pietà. Di certo, la prima cosa che viene in mente non è un tranquillo programmatore di computer, eppure è il protagonista di uno dei film, a mio parere, più interessanti del regista italo-americano.

Nel vedere questo piccolo gioiello del 1985 si rimane stupiti nel sapere che il regista è Scorsese, proprio perché lo stile è completamente diverso dai suoi altri film. Innanzitutto, è difficile trovare nelle altre opere del regista quello humor che caratterizza questo film. In secondo luogo, c’è un diverso modo di affrontare quella città tanto amata e descritta nelle altre pellicole.

Infatti, dopo aver esplorato la città di New York in film come Mean streets, Taxi driver e Toro scatenato, Martin Scorsese trasforma la famosa metropoli in un inquietante giungla capace di scatenare le paure più profonde del protagonista.

Se fosse stato girato a Napoli, avrebbero risparmiato i soldi dell'ambientazione


Ma ora passiamo alla trama.

Paul Hackett è un programmatore di computer che lavora in una società informatica di New York. La sua vita è dominata dalla monotonia e si percepisce sin dalle prime scene il suo desiderio di dare una svolta, quasi come se il suo ufficio fosse una sorta di prigione.

Una sera, dopo il lavoro, Paul si reca in un ristorante dove conosce una donna misteriosa. Tra i due nasce subito un intesa e, prima di andarsene, la donna lascia a Paul il numero di telefono della sua amica Kiki da cui si sta recando, in modo da poterla richiamare.

Una volta tornato a casa, Paul richiama la ragazza e lei lo invita nell’appartamento della sua amica nel quartiere di Soho. Paul decide di cogliere l’occasione e accetta l’invito, spinto dalla voglia di approfondire la conoscenza della ragazza e dalla necessità di evadere (almeno per una notte) dal grigiore della sua vita. Il nostro protagonista quindi, accetta di correre li rischio; senza curarsi del fatto che Soho è un quartiere notoriamente pericoloso e poco affidabile.

Fino a qui tutto fila liscio, ma il pericolo è dietro l’angolo...

"Oddio Gonzo! Non dire così! Ho già la pelle d'oca!"

Una volta arrivato a Soho, Paul si ritrova coinvolto in un una lunga serie di imprevisti e disavventure, accerchiato da personaggi bizzarri in un quartiere dove sembra non esserci nessuna via di scampo. Paul diventa quindi una vittima in una città che lo opprime, dove anche un tranquillo luogo di ristoro come un piccolo bar o un appartamento diventano in realtà delle trappole mortali.

Da un punto di vista prettamente tecnico, le inquadrature sono ottime e di grande effetto è la scelta di un tipo di oscurità nella messa in scena che è in realtà una metafora di tutta la vicenda, infatti le immagini trasmettono un senso di angoscia e di disagio che è ciò che vive il protagonista per tutto il film. Nonostante questo, il film risulta stranamente divertente.

Grande talento nel saper scegliere le giuste canzoni da abbinare alle scene (ma dato il nome del regista avevo pochi dubbi).

Con mia grande sorpresa, il ritmo riesce a rimanere costantemente alto, nonostante le ambientazioni siano limitate, in quanto la storia si svolge nel corso di un'unica notte nel malfamato quartiere di Soho, noto quartiere degli artisti della Grande Mela.

Artisti di un certo "calibro"...

Il film è ricco di imprevisti, la storia è imprevedibile, piena di sviluppi, di sotto-trame, riesce a non essere mai banale o scontata; anzi tiene lo spettatore incollato allo schermo fino alla fine, alimentando la voglia di scoprire cosa succede al nostro sfortunato protagonista.

La trama può sembrare intricata e complessa ma si riesce a seguire senza problemi, il regista riesce a rendere scorrevole una storia che altrimenti rischierebbe di portare lo spettatore alla confusione o alla noia.

La caratteristica principale della pellicola è che nulla all’ interno della storia è casuale, ogni cosa ha un suo perché, ogni fatto, ogni avvenimento ha un suo scopo nello svolgimento della storia, ogni personaggio incontrato dal protagonista esercita una sua influenza nello sviluppo della vicenda.

Lo so che può sembrare strano, ma anche questa comparsa ha un suo perché!

Un film che riesce a fondere commedia nera, road movie, dramma, giallo e thriller in un ora e mezza in un perfetto equilibrio tra i generi.

Il film può essere definito come un incubo metropolitano pieno di personaggi surreali e situazioni al limite dell’assurdo; in una città dove, una volta calata la notte, le regole che governano il nostro mondo vengono sovvertite. L’apparente perfezione che caratterizza la New York di giorno si contrappone alla città notturna lurida e claustrofobica.

Eppure è un avventura che, nonostante sia inquietante, mi ha affascinato. Forse perché è facile immedesimarsi nei panni di un uomo comune come Paul Hackett. In fondo, a tutti può capitare di fare un incontro imprevisto, di trovarsi in situazioni sgradevoli dove sembra non esserci una via d’uscita.

O forse, ad esercitare un certo fascino, è l’idea di poter evadere dalla nostra quotidianità in cerca di un avventura che dia una scossa alle nostre vite.


Voto: 8 ½

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