venerdì 29 marzo 2013

The Descent - Discesa nelle tenebre




Titolo originale: The Descent
Paese: Gran Bretagna
Anno: 2005
Regia: Neil Marshall
Cast: Shauna Macdonald, Natalie Mendoza, Nora-Jane Noone
Genere: horror

I film horror si sa, devono essere fatti bene.

Spaventare la gente oggigiorno diventa sempre più difficile; ormai le trame sono sempre le stesse, e affrontare un argomento visto e rivisto dopo un po' diventa troppo scontato per farci paura.

D'altro canto, la morte ce la sbattono in faccia ogni giorno: guerre, omicidi, criminalità organizzata sono il pane quotidiano per i telegiornali e per le loro versioni cartacee.

Il genere horror stesso ha dovuto subire una mutazione, aggiornarsi e stare al passo con la mente dell'uomo moderno.
E via con trame "post apocalittiche" o con fantasmi molto cattivi (il signor Paranormal Activity hai anche rotto i maroni).

Il film che vediamo oggi invece mi ha, da un lato, piacevolmente stupito: gli elementi caratterizzanti sono l'ambientazione cupa e la ricerca costante della nostra paura primordiale, quella che è insita nell'animo umano e che nessuno può dimenticarsi (del buio in questo caso o, se volete fare i filosofi, quella dell'ignoto).




E poi cerchi "paura primordiale" su Google e trovi che è anche il titolo di un film su un coccodrillo; decisamente non era quella paura che intendevo io

I protagonisti di questo film, o meglio, le protagoniste sono un gruppo di ragazze dedite a fare sport estremi. Nelle prime scene del film vediamo il personaggio principale Sarah sopravvivere a un incidente automobilistico ove suo marito e sua figlia perdono la vita.
Dopo un anno dal tragico avvenimento, lei accetta di ritrovarsi con le sue amiche per un'avventura: calarsi in un complesso di grotte sotterranee, facendo una gita speleologa.
Tutto sembra andare molto bene: il posto è meraviglioso, il gruppo è contento e ti ricordi quanto erano fighe di grotte di Postumia alla gita della superiori.

E anche se non succede assolutamente nulla di spaventoso, l'atmosfera è inquietante: un complesso buio di grotte, con cunicoli stretti e silenziosi (la musica in questo film è praticamente inesistente, per il fatto di dare peso al silenzio naturale). Ottimo lavoro da parte della fotografia che riesce, grazie alle poche luci e inquadrature, a dare l'effetto claustrofobico e inquietante.

Durante il tragitto, una frana blocca il passaggio alle spalle delle giovani marmotte e quando il panico inizia a seminarsi, Juno, una delle più gnocche, confessa alle amiche di averle trascinate in un luogo diverso da quello concordato prima di partire, e per di più le indicazioni fornite ai centri di soccorso prima della spedizione sono errate.

Grandissima! Altre idee geniali ?

Quindi, le tizie, in preda al panico, iniziano a vagare senza meta, con la Sarah che ogni tanto le vengono delle crisi.

Qualcosa di terrificante si aggira nelle grotte; ma soprattutto, se questo posto risulta ancora inesplorato, perchè le ragazze trovano dei vecchissimi utensili di altre persone abbandonati?

Mi trovo in leggera difficoltà a commentare questo film; non tanto per il fatto che a me l'horror non piaccia molto o perchè sia un film "brutto". Diciamo che questa pellicola mi ha lasciato un senso quasi di insoddisfazione, e vi spiego il perchè: da quando le tipe entrano nella grotta, inizia a crearsi un senso di tensione costante, intrerpretato come un avvertimento di un "qualcosa" in arrivo.
E quel "qualcosa", invece, non arriva! Tu invece sei lì ,già un po' fifone di tuo, e pensi "dai, su, spaventami che quest'ansia non la voglio più!"
Il regista ha proprio il merito di riuscire ad avere l'attenzione massima dello spettore, tenendolo col fiato sospeso!

Però poi cosa succede?
Dopo che si raggiunge il culmine della strizza, ecco che iniziano tantissime scene di jump scare (ovvero la tecnica in cui si creano situazioni normali, per poi mettere un suono o un'immagine spaventosa per un secondo, in modo tale che lo spettatore possa "saltare" sulla sua sedia) e di splatter che cambiano totalmente i ritmi della storia.

Esatto, tipo questo ma con suono, schermo intero e, a volte, tanto sangue

Il punto è che se guardi l'orologio, ti accorgi che ormai è già passata più di un'ora e se hai visto la locandina, ti accorgi che ormai manca poco alla fine e tutto lo splatter e le scene horror si devono concentrare una di seguito all'altra praticamente senza pause.

Quindi, a mio modo di vedere, l'insoddisfazione personale sopracitata nasce qui, quando il film passa dall'essere un ottimo prodotto di tensione e paura, a diventare un classico splatter movie con scene di spavento istantaneo.

L'unica scusante che posso dare è che questa scelta sia stata fatta come se si volesse entrare nell'inferno della mente delle povere sventurate

Ad ogni modo sono gusti; se siete fan del genere, The Descent è un film da non perdere!

Voto: 7

venerdì 22 marzo 2013

Take Shelter


Titolo originale: Take Shelter
Paese: USA
Anno: 2011
Regia: Jeff Nichols
Cast: Michael Shannon, Jessica Chastain
Genere: drammatico


Avete presente quando siete convinti di vedere cose che gli altri non vedono?

Quando le vostre convinzioni sulla realtà che vi circonda vi portano ad alienarvi da tutto e da tutti?

Quando avete il presentimento che stia per accadere qualcosa di brutto?

"Mmm, ho un brutto presentimento..."

No eh? Allora forse vuol dire che sto diventando pazzo e di certo questo film non aiuta, ora vi spiego il perché…

Curtis LaForche è un uomo tranquillo che vive in una tranquilla cittadina-tipo americana con la moglie Samantha e la figlia Hannah, sorda dalla nascita. La famiglia gode di grande ammirazione e rispetto da tutta la piccola comunità e conduce una vita modesta (Curtis è un operaio e Samantha una sarta part-time). Non mancano delle difficoltà, soprattutto economiche (i soldi per l’assistenza sanitaria della figlia…), ciò nonostante sono una famiglia unita e vivono una vita serena.

Un giorno, Curtis inizia ad avere degli incubi terribili in cui si trova ad assistere a violenti temporali e tornadi che incombono minacciosamente verso il suo paese. Curtis diventa sempre più ossessionato da queste visioni apocalittiche, fino ad arrivare a costruire un rifugio anti-tornado nel suo cortile per proteggere la sua famiglia dalla catastrofe in arrivo. Il suo comportamento  diventa un problema nelle sue relazioni con gli altri e il suo terrore si impossessa progressivamente della sua mente, fino al punto in cui Curtis comincia a chiedersi se sia più giusto proteggere la sua famiglia dalla tempesta imminente o da se stesso.

Da bravo blogger (?), mi sono informato e ho trovato la traduzione di “Take Shelter”. L’espressione ha un doppio significato: “mettersi al riparo” e “ricoverarsi”, non potevano trovare un titolo migliore per questa pellicola.

Davvero una gran bella scoperta questo “Take Shelter”, film del 2011 che in quanto a qualità si eleva rispetto alla media dei film che vengono proiettati nelle nostre multisale (guarda caso, da noi è passato inosservato, proiettato per due giorni, in una saletta lurida di 20 posti, senza neanche le poltroncine comode).

Il film ci accompagna lentamente verso la degradazione mentale del protagonista che si fa sempre più radicale, portando a conseguenze negative in tutti gli aspetti della sua vita: con la famiglia, il lavoro e gli amici.

La straordinaria interpretazione di Michael Shannon mette in risalto tutto il conflitto interiore del protagonista. Infatti, le scene più toccanti sono quelle dove Curtis cerca di “combattere” contro le sue visioni per fare in modo che non prendano il sopravvento. Egli riconosce che ha un problema ma fa fatica ad ammettere il fatto che le sue premonizioni, le sue sensazioni non sono reali. Come se in fondo fosse convinto che stia davvero per succedere una catastrofe.

In effetti, non ha una faccia rassicurante...

Il film è particolarmente incentrato sulla famiglia e i rapporti al suo interno che vengono lentamente messi alla prova dalla follia sempre più crescente del protagonista. Per non parlare degli abitanti del tranquillo e “normale” paese, chiusi nella loro mediocrità e indifferenza e che sembrano non provare un minimo di compassione per Curtis.

Inoltre, per tutta la durata della pellicola, viene alimentato il dubbio che le premonizioni del protagonista possano essere effettivamente reali, contrariamente a quanto tutti credono. Infatti, nonostante si abbiano tutte le buone ragioni per ritenere Curtis un pazzo (la madre di Curtis e la sua malattia come cause principali, ad esempio) si insinua sempre il sospetto che niente è come sembra.

Gli effetti speciali sono abbastanza “semplici” ma efficaci nel rappresentare le allucinazioni del protagonista, insomma, mai banali o fini a loro stessi. Inoltre, le sequenze dedicate alle allucinazioni e ai sogni premonitori, per il modo in cui sono messe in scena, sembrano annullare la distanza tra ciò che è reale e ciò che non lo è.

Per essere chiari, non si tratta proprio di un horror, non cerca lo spavento e “l’effettone” a tutti i costi, ma riesce a creare un atmosfera inquietante e angosciante. La tensione aumenta, man mano che la vicenda si sviluppa, e anche se lo sviluppo è lento la curiosità cresce sempre di più.

Interessante riflessione sulla follia, su come nasce e si sviluppa nella nostra mente fino alle più estreme conseguenze.

Inoltre, il film fa riflettere anche sulla paranoia crescente del popolo americano, sempre dominato dalla paura che qualcosa di catastrofico possa stravolgere le loro vite; insomma c’è gente che con la paura ha vinto delle elezioni  (vero George W.?). Il film gioca sulla convinzione dominante che il male venga da fuori quando in realtà si annida dentro le nostre case…

Sì, si trova anche dentro casa tua! E in questo momento E' DIETRO DI TE!!!

Un’altra chiave di lettura del film può essere quella della crisi economica attuale, dove la paura è quella di perdere tutto ciò che si ha di più caro e si ha la sensazione di vivere in una situazione di precarietà.

In conclusione, un film molto bello, con una grande prova recitativa dei due attori protagonisti, che tratta delle tematiche serie in modo interessante ed originale e con un finale stupendo.


Voto: 8 ½

mercoledì 20 marzo 2013

Warm Bodies



Titolo originale: Warm Bodies
Paese: USA
Anno: 2013
Regia: Jonathan Levine
Cast: Nicholas Hoult, Teresa Palmer, Dave Franco, 
Genere: zombi innamorati, fuck logic


Rieccomi qua.

Ho lasciato incustodito il blog per troppo tempo.

Però dai, non possiamo noi del blog recensire film freschi; voglio dire, avete visto i titoli al cinema ultimamente?

"Buongiorno papà"  ---- "Il Sapore Della Vendetta" ---- "Amiche Da Morire" ---- "Ci vuole un gran fisico" ---- "Una Vacanza Da Sballo" ---- "Il Principe Abusivo" 

Ggggghhhh,

E poi vedi qualcosa che sembra leggermente diverso dalla solita minestra scaldata e ci speri. E se speri in un film i cui produttori sono quelli di Twilight, buon Dio, sei proprio alla frutta. Anche perchè tu il libro di Isaac Marion lo hai letto e pensato "sì dai, niente di eccezionale ma qualcosa di insolito che piace".

Ma vediamo la trama!

R è un ragazzo che è uno zombie.
Egli "vive" in un aeroporto con altri suoi simili, ciondolando tutto il giorno senza meta. La voce narrante sua ci fa entrare nella sua testa, ove ci spiega che non si ricorda il suo nome, che non sa che cosa sia successo all'umanità e non ha idea di chi fosse stato prima di essere zombificato.
Però lui ha ancora qualcosa di umano e questo lo capiamo grazie proprio ai suoi pensieri, infatti egli è combattuto sul fatto di uccidere gli uomini, in quanto non ci sia cattiveria o rabbia, ma semplice "necessità di sentirsi ancora in vita". Pare che il solo modo che gli zombi abbiano per sentirsi ancora esseri umani sia quello di mangiare il cervello delle persone per vedere i loro ricordi e sentire delle emozioni.

A noi spettatori può andare bene.

In una delle solite battute di caccia al cervello, il nostro amico, il suo amico M e altri erranti, incontrano un gruppo di ragazzi in cerca di provviste e li assaltano.
Mentre R sbrana un ragazzo (quello che quando i compagni dicono "abbiamo sentito un rumore" lui risponde "sicuramente non è niente, dobbiamo prendere provviste" mentre all'esterno è FOTTUTAMENTE PIENO DI ZOMBIE, cazzone!) vede una ragazza bionda e lui...se ne innamora!
Decide dunque di salvarla, facendo la sua prima azione "umana da non morto", iniziando ciò che può essere definito come il segno di un cambiamento che sarà fondamentale per la salvezza degli uomini sulla terra.

Allora... andiamo con calma.

La premessa principale che vorrei fare è che io AMO i film con zombie; talvolta ne sono quasi ossessionato.
O meglio, me la faccio sotto dalla paura ogni volta che li vedo (sarà forse colpa di quello stronzo di mio fratello che quando ero bimbo mi faceva vedere il videogioco Resident Evil e da lì son rimasto segnato) ma è quel terrore che ti stuzzica l'animo, che sotto sotto piace.

In fondo, sono comunque brave persone
In aggiunta, questo sembrava un film guidato dal punto di vista soggettivo di uno zombie stesso, con le sue nevrosi, il travaglio interiore e altre cose che avrebbero reso questa pellicola diversissima rispetto al solito horror di gentechescappapernonesseremangiata.

E invece? Uno zombie (che è praticamente uguale a un umano ma leggermente più pallido e con i denti leggermente sporchi) si invaghisce di una teenager (sui 19 anni, non di più) ribelle che poi scopre che anche lei lo ama. Niente sangue, niente suspance, niente di niente.

Buon Dio, ma perchè?

Nel senso, ok che questa è una roba da ragazzini , anche il libro di ispirazione lo è. Ma dai, un minimo di inventiva è chiedere troppo?

Poi, la recitazione è un altro flagello. Hoult (per chi non si ricordasse, ha fatto il ragazzino complessato di About a boy) è forse l'unico che quanto meno tenta leggermente di alzare il livello, circondato da attori abbastanza approssimativi.
Basti vedere la prova di Teresa Palmer nel flashback in cui lei&fidanzato son lì che si parlano e lui le fa: "Ti Amo"

Ho detto "Ti Amo, non dammi il deretano"
Commento finale: se da grandi poteri derivano grandi responsabilià, è plausibile che da idee geniali vengan su film di merda.

Voto: 5-

venerdì 15 marzo 2013

Grosso guaio a Chinatown


Titolo originale: Big Trouble in Little China
Paese: USA
Anno: 1986
Regia: John Carpenter
Cast: Kurt Russell, Kim Cattrall, Dennis Dun
Genere: avventura, fantasy, commedia


Perché fare la recensione di un film ambientato a Chinatown?

E perché no?

D’altronde, questo era un film che avevo voglia di rivedere da tempo, mi è sembrato quindi il momento giusto per farne una recensione.

E poi scusate, perché ogni volta devo starvi a spiegare il motivo per cui scelgo di recensire un film piuttosto che un altro? Non vi basta che stia qui per voi a perder tempo con queste st….

Scherzi a parte, cominciamo con la trama che altrimenti se mi dilungo troppo Luro mi caccia dal blog.

Jack Burton, il classico camionista tamarro, va a trovare il suo amico Wang Chi a Chinatown e lo accompagna all’aeroporto a prendere la fidanzata Miao Yin, in arrivo dalla Cina. La donna viene rapita da una banda criminale capeggiata da Lo Pan. Più tardi, si scoprirà che Lo Pan ha rapito la giovane cinese per interrompere una maledizione che incombe su di lui, in modo da poter governare il mondo. Per riuscire a salvare la ragazza, Jack e Wang dovranno combattere contro i demoni cinesi.

Il film è un omaggio al cinema cinese, si possono infatti notare vari riferimenti alla cultura cinematografica orientale, in questo dimostra di aver preceduto uno come Quentin Tarantino (con il suo “Kill Bill”) nel riportare di moda tale tipo di cinema. Il regista dimostra di essere devoto al cinema del paese del Sol Levante, anche se non rinuncia all’ironia nel trattare certi argomenti, parodiando alcuni aspetti di tale cultura.

Il film predilige l’aspetto umoristico, senza però trascurare la cura nelle scene d’azione. In questo senso, è un raro esempio di avventura comica che riesce a tenere alta l’attenzione nelle scene più adrenaliniche.

Il ritmo rimane costantemente alto per tutto il film, si entra nel vivo dell’azione praticamente da subito. I vari combattimenti a base di arti marziali ricreano con fedeltà le coreografie e le atmosfere dei film con Bruce Lee.

Bruce Lee mentre esegue una riuscita imitazione di Beatrix, la protagonista di "Kill Bill"

Grande attenzione è riservata anche ai dettagli scenografici, il film è praticamente ambientato interamente a Chinatown, questo per far immergere lo spettatore nel cuore della città (fatta di piccoli venditori ambulanti e piccoli ristoranti cinesi) e per portarlo lentamente in un mondo fantastico. Inoltre viene messo in evidenzia il contrasto tra la semplicità e l’umiltà dei cinesi più poveri rispetto al male che si annida nei grandi palazzi della città.

Le ambientazioni sono prevalentemente spazi molto ristretti, per aumentare il senso di claustrofobia e di pericolo in cui si trovano continuamente i protagonisti (soprattutto nella parte finale nel palazzo di Lo Pen). A ricreare questo clima è anche l’atmosfera “oscura” della pellicola (è quasi sempre in una notte piovosa, nella parte più malfamata di Chinatown).

Grande utilizzo di effetti speciali in un epoca in cui non esisteva il 3d o l’animazione digitale come la intendiamo ora, e dove i computer avevano monitor delle dimensioni di un comodino e ci mettevano mezz’ora solo per accendersi. Per questo motivo, certi espedienti possono risultare datati ma tenendo conto che siamo negli anni 80 è senz’altro un gran risultato.

John Carpenter, dopo Jena (protagonista di "1997: fuga da New York"), crea un altro personaggio mitico, Jack Burton, che è totalmente l’opposto di Jena, è il classico prototipo dell’americano medio: un idiota patentato. Insomma, non fraintendete, in fondo è un gran simpaticone e in più di una occasione dimostra di avere coraggio da vendere, così come dimostra di non riconoscere l’entità del “grosso guaio” in cui si trova per tutto il film. Si tratta, in poche parole, di un coraggio che deriva dall’ignoranza e dal menefreghismo.

Inoltre, è un personaggio che riesce sempre a cavarsela nelle situazioni più difficili per puro culo, non tanto per la sua bravura o intelligenza; questo lo rende un eroe agli antipodi rispetto a personaggi come, ad esempio, Indiana Jones.

In effetti, Jack svolge il ruolo dissacrante all’interno del film, incarnando quella parte dello spettatore che rimane incredulo di fronte a stregoni, maledizioni ecc…

Insomma, con questo film John Carpenter riesce a creare un calderone contenente diversi generi, tutti dosati alla perfezione, è una storia d’avventura, di spiriti e di kung fu, ma è anche una commedia. Inoltre, ha anche il merito di portare in occidente la cultura cinematografica orientale.


Voto: 8